Perugia - Zona Madonna Alta

Amore di Plastica: Quando amare significa scomparire

“Amore di plastica” e la perdita di sé.

“Mi vesto come piace a te, esco solo se vuoi tu, rido solo se piaci tu…”
(Carmen Consoli, “Amore di plastica”)

Quante volte restiamo in un amore che sa di plastica?
Un amore che non scalda, non cresce, non nutre… ma al quale restiamo attaccati come se fosse ossigeno.
Ci adattiamo, ci modelliamo, ci perdiamo. E smettiamo persino di riconoscerci.

“Amore di plastica” non è solo una canzone, bellissima aggiungerei: è lo specchio di tutte quelle relazioni in cui l’amore è una dipendenza muta, un sacrificio che non salva.
Allora forse vale la pena chiedersi:
Sto amando… o sto elemosinando?

Quando il testo diventa specchio: parola per parola

Carmen Consoli ci accompagna in un viaggio interiore che ha la forma di un’auto-confessione. Le parole sono semplici, ma taglienti. E ogni verso racconta una sfumatura di alienazione affettiva.

“Sono contenta di te / anche se non te ne frega niente”
Qui si apre con un tono quasi sarcastico e rassegnato: il soggetto ama o apprezza qualcuno che non ricambia, o che comunque è emotivamente distante. Il distacco dell’altro è palese, ma non sembra impedirle di restare coinvolta.

“Sono contenta di te / anche se non mi porti a cena fuori”
Si accontenta di briciole, di un amore che non nutre, non si prende cura, non crea gesti, ma che lei continua a coltivare.

“E non mi fai più sorprese”
Il rapporto è diventato piatto, prevedibile. L’incanto iniziale si è spento, eppure lei resta.

“Sei il mio amore di plastica / quello che non mi basta mai”
Qui c’è il nucleo del brano: l’“amore di plastica” è un amore finto, artificiale, freddo. Non ha calore, non ha autenticità, ma paradossalmente crea dipendenza. Nonostante tutto, non basta mai, come una dipendenza tossica.

“Sei il mio amore di plastica / quello che non mi costa mai”
C’è una contraddizione interessante: da una parte non riceve nulla di profondo, dall’altra sente che quell’amore non le costa nulla in termini pratici, perché non implica impegno vero. Forse è un modo per proteggersi da relazioni più impegnative o vere?

“E ogni giorno di più / mi vesto come piace a te”
Qui emerge una perdita d’identità: si adatta ai gusti dell’altro, rinuncia a sé stessa pur di piacergli. È un amore che svuota, ma a cui si resta fedeli per insicurezza o dipendenza affettiva.

“Esco solo se vuoi tu / rido solo se piaci tu”
La propria libertà e spontaneità sono annullate. C’è una totale eterodirezione: è l’altro a decidere cosa è giusto, bello, lecito. È una forma di sottomissione psicologica.

“Non mi sento più mia / non so più chi sei tu”
Una crisi d’identità: l’io si è perso nella relazione. Non solo ha smarrito sé stessa, ma anche l’immagine dell’altro è diventata sfocata e confusa.

La perdita di identità: quando si ama fino a sparire

Dal punto di vista psicologico, ciò che emerge è una dinamica chiara: la fusione malsana con l’altro, che porta alla perdita del sé.
È un meccanismo che si attiva spesso in relazioni sbilanciate, dove si cerca di meritare amore annullandosi.

Chi vive questo può sentire un vuoto crescente, sviluppare sintomi d’ansia, stanchezza cronica, crisi esistenziali. Il corpo e la psiche cominciano a protestare, anche in silenzio.

Perché lo facciamo? Il bisogno antico di essere visti

La radice affonda spesso nell’infanzia: esperienze in cui l’amore era condizionato, intermittente, o assente.
Così si impara a sopravvivere adattandosi, a pensare che se si diventa “giusti” per l’altro, forse arriverà finalmente l’amore.

Ma un amore che chiede di cambiare pelle non è amore. È strategia di sopravvivenza.

L’amore che non basta mai è una dipendenza.

“Quello che non mi basta mai” è la frase che più ricorda un legame tossico: anche se fa male, non si riesce a lasciarlo andare.
Come ogni dipendenza, l’amore di plastica crea un’illusione: ti sembra di vivere, ma in realtà stai consumando te stessa.

Tornare a sé: il gesto più rivoluzionario

Guarire significa chiedersi:
Chi sono io, quando non sto cercando di piacere a nessuno?
Significa ricominciare a sentire, a scegliere, a esistere al di fuori dello sguardo dell’altro.

Ritrovare sé stessi è un atto d’amore, prima di tutto verso di sé. È il primo passo per imparare a stare in relazioni autentiche, dove si può restare interi.

Conclusione: meno plastica, più verità

“Amore di plastica” è una canzone che taglia e risveglia.
Parla a chi ha amato troppo, a chi ha rinunciato a sé per tenere in piedi un’illusione.
Ma ci ricorda anche che è possibile uscire da questa dinamica. Che l’amore vero non ha bisogno di travestimenti, né di adattamenti estremi.

L’amore autentico ti guarda… e ti vede.
Ti accoglie per ciò che sei, non per ciò che diventi pur di non perderlo.

VUOI ISCRIVERTI ALLA MIA NEWSLETTER E RICEVERE IN MIEI CONTENUTI GRATUITAMENTE?

COMPILA IL FORM QUI SOTTO

Commenti

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.

Have a question?