Perugia - Zona Madonna Alta

Quando il Desiderio si libera dai Tabù

Le persone amano raccontare i loro sogni…

Chiedi a qualcuno se ha sognato la notte scorsa, e vedrai come gli si illumina lo sguardo.

Ti racconterà che stava volando, che veniva inseguito, che ha incontrato un vecchio amico.
Ti descriverà le sensazioni, i dettagli, i simboli che lo hanno colpito.
Ti dirà: «Sembrava tutto così reale.»

Poi prova a chiedergli come ha dormito.
Ti risponderà con una parola secca: bene, male, per niente.
Forse aggiungerà che gli fa male la schiena.
E allora tu penserai a una tisana, a un cuscino migliore, a una nuova posizione.

C’è la stessa distanza tra sognare e dormire che tra avere una fantasia e fare l’amore nella realtà.
Le fantasie sono paesaggi interiori che ci accendono, ci fanno vibrare, danno colore al desiderio.
Possono essere semplici – un odore, un’ora del giorno, la luce di una stanza – oppure complesse: giochi di potere, ruoli, segreti, trasgressioni.

Ma spesso, quando parliamo della nostra vita sessuale, ci riduciamo a un registro piatto: «bene», «male», «per niente».

Eppure, paradossalmente, siamo più disposti a raccontare cosa facciamo, che a rivelare cosa desideriamo.

Perché?

 

IL TABÙ DEL DESIDERIO

Viviamo immersi in strati di tabù, educazioni rigide, silenzi tramandati.
Abbiamo imparato a non nominare ciò che ci accende, a non dire cosa ci fa paura o ci eccita, a vergognarci di ciò che è semplicemente umano.

Così il desiderio, invece di essere una forza vitale, diventa un segreto.
E il linguaggio erotico resta confinato in uno spazio ristretto:
la terapia, forse, è uno dei pochi luoghi in cui ci sentiamo liberi di esplorarlo.

Quando qualcuno osa farlo, scopre che il sesso non è mai “solo sesso”.
È desiderio di comunione, di appartenenza, di fusione spirituale.
È bisogno di sentirsi visti, posseduti, travolti.

È un gioco tra sicurezza e abbandono, potere e resa.

Ma appena usciamo dallo spazio protetto del dialogo autentico,
quella libertà si spegne.

Perché parlare di fantasie sessuali è socialmente proibito —
e perché, spesso, le fantasie stesse contengono il seme del tabù.

Fin da piccoli, la cultura, la religione, i media ci insegnano cosa è “giusto” e cosa no.
Così impariamo a censurare il desiderio, a renderlo invisibile.

 

LE FANTASIE: IRRAZIONALI, CONTRADDITTORIE, RIVELATRICI

Come i sogni, le fantasie non seguono la logica.
Sono frammenti di verità che emergono da zone profonde della psiche.
A volte ci sorprendono, altre ci spaventano.
Ci mettono in contatto con parti di noi che non conosciamo — o che abbiamo nascosto.

E se ciò che mi eccita disgustasse il mio partner? E se rivelasse qualcosa di “sbagliato”?

L’erotismo non tollera il giudizio: appena lo percepisce, si ritira.
Ma esplorare le proprie fantasie non significa agirle.
Significa riconoscerle.
Significa dare voce a quella parte di sé che vuole giocare, immaginare, respirare.

Indossare un costume non vuol dire voler essere qualcun altro.
Significa provare cosa succede quando smettiamo di essere sempre “noi”.

Le fantasie sono mappe simboliche dei nostri bisogni più profondi.
Accedervi è come attraversare una soglia di vulnerabilità:
una porta che può trasformare la vita sessuale da un semplice “registro” a un linguaggio di intimità, verità e vitalità.

 

COME NASCE UNA FANTASIA

Esther Perel, nel suo Mating in Captivity, racconta che viviamo un’epoca di apparente libertà sessuale, ma di profonda ambivalenza.
Siamo cresciuti in una cultura che ci dice “non farlo” più che “impara ad ascoltarti”.
Ci insegnano i rischi, ma non l’intimità.
Ci parlano di prevenzione, ma non di immaginazione.

Eppure la sessualità è intrecciata alla nostra storia emotiva:
porta le tracce di come siamo stati amati e di come abbiamo imparato ad amare.

Dimmi come sei stato amato, e ti dirò come ami.
Dimmi le tue fantasie, e ti dirò cosa cerchi quando fai l’amore:
amore o fuga, visibilità o estasi, validazione o trascendenza.

Le fantasie parlano una lingua simbolica.
Le posizioni sessuali sono limitate.
L’immaginazione, invece, è infinita.
È il cuore vivo della sessualità: la mantiene fluida, creativa, curiosa.
Il sesso non è qualcosa che facciamo.
È un luogo in cui andiamo, dentro di noi e insieme all’altro.

Eppure la domanda resta: «E se la mia fantasia non fosse normale?»

 

I TABÙ PIÙ COMUNI (E PIÙ UMANI DI QUANTO PENSIAMO)

Justin Lehmiller, ricercatore del Kinsey Institute, ha indagato le fantasie sessuali di oltre quattromila persone. I risultati raccontano ciò che spesso non osiamo dire:

Rapporti multipli
Quasi il 90% delle persone ha sognato di fare l’amore con più partner.
Non è tanto il numero, ma l’intensità, la libertà, la sensazione di potere e appartenenza che accendono il desiderio.

Potere, controllo, e gioco di ruoli (BDSM)
Circa due terzi degli intervistati lo ammettono.
Non si tratta di violenza, ma di fiducia estrema, di esplorazione dei confini.
Come uno sport emotivo ad alta quota: intenso, catartico, a volte persino curativo.

Novità, avventura, varietà
Fantasie di luoghi nuovi, scenari insoliti, esperienze mai vissute.
Il desiderio nasce spesso dal “non consueto”,
dal poter essere diversi, almeno per un momento.

Relazioni non monogame
Molti immaginano di condividere o osservare il proprio partner con qualcun altro.
Non per mancanza di amore, ma per desiderio di libertà dentro la stabilità.
Un bisogno profondo di integrare indipendenza e appartenenza.

Fluidità e omoerotismo
Una parte significativa di donne e uomini eterosessuali immagina esperienze con persone dello stesso sesso.
È il desiderio di esplorare i confini dell’identità, di conoscere l’altro dentro di sé.

 

LAVORARE CON LE PROPRIE FANTASIE

Le fantasie non sono solo “tabù sessuali”:
sono spazi immaginativi di libertà.
Ci permettono di uscire dalle gabbie dell’educazione, di toccare il coraggio, di riconoscere l’ombra.

Come dice la terapeuta Angelika Eck, lavorare sulle fantasie significa contattare la parte nascosta del desiderio, quella che spesso contiene ferite, ma anche potenziale creativo e guarigione.

Accedere alle proprie fantasie non vuol dire agirle.
Vuol dire conoscerle.
Vuol dire nominare ciò che ci accende e ascoltarlo senza paura.

Perché quando iniziamo a parlare davvero di desiderio, qualcosa dentro di noi si scioglie.
Il sesso smette di essere solo un atto. Diventa un luogo vivo, intenso, libero — un modo per incontrare sé stessi e l’altro, senza più censura, senza più paura.

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