Perugia - Zona Madonna Alta

Soffriamo di una malattia chiamata ” normalita’ “

Perché soffri?

Perché ti capita sempre più spesso di sentirti teso, ansioso e insoddisfatto?

C’è un solo motivo:

“La tua essenza non si sta esprimendo, non sta lavorando, non sta facendo il suo.”E’ la normalità che uccide.”

Basta con la solita storia che gli avvenimenti esterni ci hanno segnato la vita.

Siamo tutti profondamente convinti di essere così perché la nostra storia ci ha fatto diventare così. Questa visione riduttiva dell’esistenza ci fa dimenticare che in ogni individuo è presente qualcosa di prezioso e di speciale, una sorta di energia senza tempo, unica che ci distingue l’uno dall’altro.

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E nonostante questo sia bellissimo, non facciamo altro che scacciare e rifiutare tutto quello che è ignoto e incerto.

Siamo diventati troppo mentali, ma noi non siamo solo testa, c’è un corpo che parla, a dire il vero è davvero arrabbiato.

Si è stufato del tuo vivere in modo logico e realistico. E’ stufo della ragione, della progettualità e del raggiungimento degli obiettivi.

Questa rigidità non lascia spazio alla scoperta di altre aree della personalità misteriose, arcaiche, istintive in cui dominano le emozioni e non la tirannia delle regole che ti sei imposto.

E’ il momento di domandarti:

“Quanto sono lontano dal mio centro?”
“Dove mi ha portato il viaggio della vita?”
“Se sto così male, forse mi sono allontanato troppo dalle mie origini?”

 

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Iniziamo a distogliere lo sguardo da ciò che crediamo di sapere, a disfarci del passato, delle cause che abbiamo scelto per spiegare come siamo.

E’ ora di tornare alle origini. 

Tornare a casa e per farlo non contano le cause, non esistono spiegazioni né ragionamenti.

Abbiamo prima di tutto e più di tutto bisogno di risvegliare il bambino che è dentro di noi. La soluzione ai nostri disagi inizia sempre con un “ritrovamento”, con il “risveglio del Sè perduto”, che non è fatto di ragionamenti e spiegazioni, ma di immagini e di creatività.

Quando iniziamo a vedere i nostri disagi come messaggeri che irrompono nella nostra vita stiamo già ritrovando noi stessi.

Accogliere, percepire, constatare la presenza dei nostri disagi è il primo passo per ritrovarci.

 

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L’ansia, il panico, la tristezza e la solitudine vengono dall’essere sconosciuto che è in noi e come tali vanno rispettati, osservati e accuditi.

Smettila di essere un detective che indaga e scopre le colpe, non ti servono, devi andare più in là, oltre la spiegazione.

“I nostri disagi sono le onde del mare della nostra autenticità: un attacco di panico ha molte più cose da insegnarci delle spiegazioni che ne diamo”.

Le spiegazioni e le interpretazioni non guariscono. La resa e le immagini perdute SI.

Lavorare su di sé vuol dire domare quello che non ci piace della nostra anima e così si diventa artificiale, finto e cerebrale.

Una psicologia autentica non cerca necessariamente il “perché” dei disagi che vengono a trovarci, ma si affida alle forze profonde e primordiali che animano la nostra anima per trasformarli poi nei doni più preziosi che abbiamo.

Chi vive solo nella testa finisce per diventare banale, normale, come tutti gli altri.

Quando usiamo il termine “normalità” ci riferiamo solo ad una norma statistica, quello che la maggior parte della gente fa, ma come una t-shirt o un paio di scarpe, anche le nostre vite non sono tutte della stessa misura.

Non credi sia un’assurdità pretendere di indossare o ambire ad indossare tutti la stessa medesima vita, dimenticandoci della nostra singolare individualità?

Non soffriamo di ansia, di panico o di depressione ma di una dannata malattia chiamata “uniformità”.

Ci diciamo costantemente che la nostra vita deve rimanere entro certi “limiti” (altra parola che odio profondamente) dettati dalla famiglia, dalla società e dalla cultura, che non dobbiamo farci domande, tanto meno ascoltare le risposte, ma soprattutto non dobbiamo permettere alle emozioni di scuoterci, nulla di doloroso ci deve sfiorare. E allora ecco che arriva il disagio, e meno male, un’ondata di energia che spazza via tutto il finto, il perfetto e il vuoto che ci siamo costruiti per evitare di essere semplicemente chi siamo.

Pensate sia un caso che proprio quando abbiamo tirato troppo la corda, i disagi ci vengano a bussare e fanno cadere quella bella maschera quanto finta che ci sta soffocando? Credo proprio di no e credo anche che, se sei ancora qui e continui a leggere queste pagine, senti che tutto questo in ti rispecchia e hai un profondissimo bisogno di cambiare.

Non aver paura, accogli la tua essenza e sprigiona la tua energia!

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